Nonostante il suo ruolo di componente più importante di ogni sistema domotico, il processore è anche quello meno noto, meno visibile e forse anche meno apprezzato. La sua intera vita è quasi sempre “trasparente” all’utente finale che di fatto ignora le sue funzioni quotidiane e ancora di più quelle del set-up iniziale. Il rapporto tra utente e processore è relegato, nella maggior parte dei casi, all’interfaccia visuale che può essere sempre più spesso un tablet, un touch-screen o un telecomando dedicato. Il grosso lavoro delle aziende produttrici è quello da una parte di far crescere potenza e prestazioni dei loro processori, dall’altra rendere il software e l’interfaccia che ne consegue sempre più friendly, sempre più alla portata dell’intera famiglia che si troverà a gestire il sistema. Icone grandi dalla grafica ben chiara, menù semplici e non troppo articolati, possibilità di creare delle macro e degli scenari da richiamare per attivare delle funzioni consequenziali: quello che si chiede al proprio processore è di presentare in maniera sempre ben lineare le possibilità di controllo. Di fatto un vero e proprio computer, con tanto di CPU, memoria e sistema operativo, al quale i vari elementi accessori fanno riferimento e dal quale attingono per massimizzare le proprie funzioni. Lo sviluppo di questi anni ci sta regalando processori domotici sempre più flessibili, in grado di gestire file e processi sempre…
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